LA MEMORIA NON E’ UN MONUMENTO

C’è una Palermo che onora la vita, e non la morte, di Giovanni Falcone. Non è la Palermo che il 23 maggio di ogni anno riempie via Notabartolo per fotografare e fotografarsi vicino all’albero, famoso, che si trova di fronte a quella che era l’abitazione di Falcone e oggi è ricettacolo di foto e disegni, né lo è la Palermo che usa e abusa dei propri eroi sperando di potere guadagnare qualcosa, se non in denari in reputazione.
La Palermo che onora e porta avanti, sulle proprie gambe, le idee del giudice Falcone, e non solo, ucciso dalla Mafia la si trova nei vari ex mandamenti della città, negli angoli ripuliti di questa monumentale città che emergono evidenti, seppur con gentilezza, fra le macchine e le vuci dell’altra Palermo, quella prepotente che urla  e che cerca l’inciucio, il favore, l’amico dell’amico.

Il miglior modo di onorare un ricordo è attribuirgli un valore che abbia una declinazione nel presente e, per i siciliani, il ricordo di Giovanni Falcone porta in sé l’onere e non solo l’onore di costruire (e non ricostruire) una Sicilia delle buone pratiche, della legalità.

Il processo è lento e faticoso ma oramai, palesemente, inarrestabile. La gente comune sta iniziando a riappropriarsi del territorio a mano a mano che scopre nella legge uno scudo, così come rischia di ricadere nel baratro dell’incertezza, quindi della illegalità, ogni volta che la Legge viene aggirata, dimenticata o scritta ad hoc per violare i diritti delle persone e non tutelarli. Capita, e non solo a Palermo.

Falcone era un giudice ma, pensando a lui oggi, non viene in mente il Codice Civile ma la bellezza per dirla con Peppino Impastato. La bellezza della sua Palermo. Potreste onorare Falcone camminando per i giardini di Palermo, restituiti alla cittadinanza curati e ripuliti. Palermo sta recuperando i propri spazi, i propri giardini, la propria bellezza e questo è anche merito di chi, combattendo la Mafia, è morto per via di un’esplosione che, segnando un confine ben preciso, ha risvegliato la gente. Palermo è viva e fa vivere Falcone nei propri colori, come il verde, colore della speranza. Parchi e giardini nel cuore della Città accolgono ogni giorno, non eroi, ma gente comune che vuole vivere nel rispetto di sé, degli altri e della Costituzione. Ci sono ancora strade sporche, ammassate di macchine e spazzatura, certo, ma se avete l’ardire di girare l’angolo, di insistere, ecco che apparirà, silenzioso e maestoso il parco di Villa Trabia o l’elegante e ottocentesco Giardino Inglese, per non parlare dell’orto Botanico o di Villa Giulia o dei mille piccoli angoli di ordine e legalità. Se avete l’ardire di resistere, di girare l’angolo riscopriremo quei valori che, l’alto livello di corruzione del nostro Paese, nasconde.

Ci sono adulti illuminati a Palermo, che le bombe al tritolo le hanno sentite sotto casa negli anni in cui frequentavano l’Università e uscire era come avventurarsi nel bronx. Adesso è diverso, i giovani riempiono le strade a tutte le ore e in tutti i quartieri, dalla Kalsa alla Vucciria, in via Maqueda, che taglia l’antico Cassaro (oggi via Vittorio Emanuele) e regala i quattro Canti è persino chiusa al traffico (che conquista!). La normalità vi risulta banale? No, non lo pensiate neppure per un attimo. In Sicilia non importa se i passi sono piccoli, sono impercettibili: l’importante è che ci siano. La gente si è alzata e comincia a camminare, non solo nei cortei commemorativi, ma a testa alta nelle proprie città verso la legalità e la bellezza.

Grazie anche all’esempio di Giovanni Falcone.

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