I classici non servono piu’

Un giorno un professore americano chiese al Senatore del proprio Stato di finanziare un progetto di ricerca del dipartimento di Fisica. Il senatore chiese se quel progetto avrebbe aiutato l’America a potenziare le tecniche di difesa in caso di guerra. Il professore rispose di no, quella ricerca non avrebbe aiutato a difendere l’America ma l’avrebbe resa DEGNA DI ESSERE DIFESA“.
Ecco a cosa servono i classici: a essere degni!
I classici servono per la costruzione della dignità del genere umano perché contribuiscono alla conoscenza del mondo aiutandoci ad attribuire significati al reale, allenandoci al confronto e riempendo di contenuti le testimonianze monumentali che ci circondano.

Attribuire significati al reale è possibile nella misura in cui, studiando i classici della nostra cultura, riusciamo a comprendere da dove venga l’identità italiana. Tutto, dal culto e la varietà del cibo al buongusto della moda, dalla presenza di un numero elevato di siti culturali alla loro varietà architettonica, proviene da quel passato, prossimo o remoto che sia, salvaguardato nei classici.

Allenare al confronto le generazioni di oggi è una sfida per la convivenza civile tra i popoli. Ogni società essendo portatrice di una specifica cultura deve liberarsi dall’idea che la propria sia l’unica o quella giusta e deve riconoscere il valore delle culture delle altre società (stati, popoli o etnie). Non solo ri-conoscerne la dignità ma anche conoscerle (attraverso i classici) per potere instaurare con loro un dialogo libero da pregiudizi. Studiare i classici quindi non significa solo limitarsi a studiare i “propri” classici ma, affinchè i classici siano utili per la costruzione di un mondo migliore, è necessario che si leggano anche i classici delle altre società.
Leggendo e traducendo classici del passato ci si abitua inoltre, in questa relazione tra antichi e moderni, a mettere in prospettiva la propria cultura in relazione con quella degli altri (anche se l’altro vive nel passato). Scoprirete che la diversità si puo’ tradurre e comprendere.

Infine riempire di contenuti i siti di interesse culturale e i monumenti significa non perdere la memoria di ogni sito archeologico, paesaggistico, architettonico che ci circonda. Privi di memoria, quindi di significato, diventerebbero inutili, ritornerebbero ad essere solo marmo, pietra o colonna. I materiali e il paesaggio vengono nobilitati e acquistano valore quando ne ricordiamo la storia o ne comprendiamo la geografia. Non si deve dimenticare da dove veniamo: a ricordarcelo ci sono i monumenti (monumento viene dal verbo monere/ ricordare).

Per riflettere suggerisco tra le altre cose di rileggere con attenzione l’art. 9 della Costituzione italiana:

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Leggete anche:

Italo Calvino, Perché leggere i classici, MONDADORI.
Maurizio Bettini, Contro le radici, IL MULINO.

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