Quell’emigrante di prof

Un breve epistolario indirizzato da una insegnante siciliana alla quinta classe di un Liceo del vicentino, lettere/lezioni regalate come appunti per ripassare in previsione degli esami di Stato.

“Partiamo dal presupposto che sono una emigrante di fatto. E ogni emigrante che si rispetti deve avere una terra nel cuore. La mia è la Sicilia e mio padre ne è il guardiano. Mio padre vive in Sicilia da sempre e non penso abbia mai desiderato andarsene. Andarsene da cosa del resto? Dal sole? Lui è lì. E penso che ci resterà per l’eternità. Mio padre è una bitta di ferro ben inchiodata alla banchina del porto di Messina. Intorno a lui posso ormeggiare la mia gomena quando sono stanca di girovagare e devo riposare. Lui questo lo sa. E aspetta. Aspetta vicino alla casa della mia infanzia, intonacata di bianco, che non avrebbe mai costruito da nessun altra parte del globo terrestre. Ha costruito questa casa vicino al mare. Grande come il suo cuore. Alta che pare un faro.
Il faro è necessario per me, che sono una migrante d’indole.”

Una prof emigrante che accompagna i suoi ragazzi all’esame di Stato. Amori e delusioni consumate nei corridoi, risate e letteratura mescolate insieme li condurranno al di là dell’esame, nella vita.

“Ciao a tutti,
potrei dirvi ancora tante cose. Quante? Tante … anni di cose, di libri, di dolori, di amori, di gioie, ma non abbiamo più tempo. L’anno è finito e anche i nostri incontri. Andate ora, verso il tutto, verso la vita. Vi auguro che le poesie e i romanzi che portate dentro riescano a dare un nome alle emozioni della vostra vita, a farvi riconoscere ciò che sarà il caso di raccogliere e a darvi la forza di lasciar perdere quella parte delle cose del mondo con le quali è inutile, o pericoloso, spendere del tempo, ricordate Clavino? Se invece avrete studiato italiano solo per gli esami di stato o per la promozione, mi dispiace tanto per il tempo perso, tra meno di due mesi non ricorderete più nulla, e il mio lavoro sarà servito solo a nutrire il mio entusiasmo.
Ho fiducia in voi, non sprecherete i giorni, come non avrete sprecato le nostre ore insieme. Sarete felici e rischiando, saprete difendere e nutrire le cose e le persone che in questo mondo varrà la pena salvare.
Ed io? Io resto qui ancora un po’ a vedervi andare via. Vedrò spalle di giovani uomini e donne che vanno. Siete gente che va  sicura perché ha conosciuto i giganti della terra di ogni tempo. Cosa di più prezioso potevo regalarvi?
Andate e, qualcuno diceva, portate frutto. Ciao a tutti. Anzi ad uno ad uno.”

IN CERCA DI EDITORE …

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