UN MONDO SEMPRE PIU’ SOCIAL
Insegnare a scrivere è mestiere arduo…ma gli alunni ti stupiscono sempre.
Ecco il primo saggio scritto da Lorenzo Bonannella.
Il XXI secolo si aprì con una delle più grandi invenzioni mai create dall’uomo, chiamata Internet, una rete ad accesso pubblico che connette al giorno d’oggi miliardi di dispositivi in tutto il mondo. Inizialmente sviluppata negli anni ’70, grazie ai numerosi contributi provenienti dall’ambiente universitario, i ricercatori cominciarono a trasformarla, fino a renderla adatta a diventare quello che oggi conosciamo. Internet comprende moltissimi servizi, tra i quali troviamo il World Wide Web che ci permette di usufruire di un’immensa quantità di contenuti multimediali oppure una categoria al giorno d’oggi molto conosciuta ed utilizzata, che è quella dei social network.
Questo tipo di servizio consente agli utenti di creare dei rapporti sociali con altre persone, che siano amici, conoscenti o perfetti sconosciuti, tramite la creazione di un profilo. Dal 2000 ad oggi, i social network introdotti sono stati moltissimi, ma i più diffusi sono Facebook, Youtube, Instagram e Twitter. Queste reti sociali, con il continuo svilupparsi delle tecnologie, sono anche diventate dei potentissimi mezzi di comunicazione ed informazione; Youtube per esempio, è una piattaforma che consente la pubblicazione e la condivisione di video, come documentari, film, spettacoli, servizi televisivi e molto altro, che attualmente è il secondo sito web più visitato al mondo. Con Twitter invece, è immediato informarsi su qualunque cosa accada nel mondo, tramite gli hashtag, delle etichette che classificano i post in base ai contenuti. La crescita esponenziale di adesione ai social network ha consentito di sperimentare le forme partecipative attorno a condivisione di informazioni e pratiche di intrattenimento, moltiplicando ed innovando le occasioni di produzione e riproduzione del capitale sociale, così scriveva Giovanni Boccia Artieri in “Le culture partecipative dei media”. I social network quindi, rappresentano anche un’enorme opportunità di marketing per le aziende, per aumentare i profitti pubblicizzando su di essi i propri prodotti. Un altro dei caratteri che hanno contribuito allo sviluppo dei social, è la possibilità che questi ultimi offrono, di comunicare istantaneamente con milioni di persone distanti anche centinaia di migliaia di chilometri, così che per un individuo “sia più facile farsi ascoltare ed entrare in una vera conversazione pubblica” come dichiara Yochai Benkler in un’intervista oppure ancora la possibilità di ritrovare persone con le quali si erano persi i contatti.
Nonostante tutto però, bisogna un attimo soffermarsi a pensare alla gigantesca quantità di dati che i social network oggi giorno gestiscono, che molto spesso sono informazioni personali che noi stessi decidiamo di affidare loro. Ma tutti questi dati dove vengono depositati? Sicuramente, non scompaiono nel nulla ma vengono conservati in enormi archivi di dati delle singole società alle quali appartengono i servizi, dati che vanno dalla posizione GPS in cui ci trovavamo l’ultima volta con lo smartphone fino ad arrivare ai numeri di telefono salvati in rubrica; come sostiene Derrick de Kerckhove infatti, “dove inizia il nostro potere di connessione inizia il pericolo sulla nostra libertà individuale”. La quantità di dati prodotti ogni giorno dall’utilizzo dei social network, viene utilizzata dalle grandi aziende per campagne pubblicitarie e sondaggi mirati ad influenzare le opinioni degli utenti o ad invogliare all’acquisto di prodotti inutili, presentandoli come estremamente necessari. Daniel Goleman sostiene infatti che “la reazione di un singolo consumatore a un prodotto potrebbe avviare affari d’oro per nuove imprese”. Esattamente per questo motivo, la maggior parte dei social network presenti in Internet sono gratuiti, perché il loro guadagno sono i dati che gli utenti cedono volontariamente acconsentendo ai Termini del servizio durante la fase di registrazione.
Nonostante siano disponibili delle impostazioni per limitare la raccolta di dati sull’utilizzo, esse servono a molto poco, perché vengono collezionati dati di ogni genere in qualsiasi caso, e l’utente non può farci nulla in quanto è fuori dalla sua portata modificare queste funzioni. Una delle fasce d’età che fa maggiormente uso dei social network, è quella degli adolescenti. In questa fase delicata della crescita è necessario mantenere un regolare contatto con i propri coetanei, in modo tale da confrontarsi, sbagliare e correggere i propri errori; Tuttavia però, questa necessità alcune volte viene scavalcata dall’utilizzo dei social network, che in questo particolare caso è sfociato in una dipendenza, i quali permettono stando comodamente sul divano di casa, di “parlare” con molte persone. Il problema di questo approccio, è che non si può sostituire continuamente una presenza fisica ad una virtuale, in quanto questo porta a staccarsi dalla realtà ed alla mancanza di tempo per dedicarsi ad altro, a degli hobby per esempio, perché tutto il tempo disponibile è stato sprecato. Anche se il problema della privacy e quello della dipendenza, dei giovani e non solo dai social, siano i più rilevanti, vi è un altro aspetto che non va ignorato, che quello della disinformazione. Senza ombra di dubbio l’avvento di Internet e quindi della comunicazione virtuale istantanea, permette oggi di rimanere informati su ciò che in ogni istante accade nel mondo, questo anche grazie ai social network.
Sempre più spesso però, questi strumenti vengono utilizzati per errore o consapevolmente, per diffondere delle notizie false e denigratorie nei confronti di altre persone, organizzazioni o addirittura nazioni intere, rischiando così di portarci nell’era della disinformazione come sostenuto da un gruppo di ricercatori diretto da Walter Quattrociocchi dell’IMT Alti Studi di Lucca, che in un articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences” analizzano la diffusione delle notizie nei social media. In conclusione quindi, sebbene vi siano diversi lati positivi vi sono anche molti altri lati negativi, di cui molto spesso l’utente non si accorge perché i meccanismi presenti dietro li rendono talmente invisibili, che non vengono valutati abbastanza dall’intera società che considera soltanto i pregi di questi strumenti, considerati come la “rivoluzione” del XXI secolo, tralasciando il valore della libertà di ciascuno. Malgrado siano stati compiuti molti passi avanti per quanto riguarda il rispetto della privacy da parte di questi servizi, ancora non si è arrivati a garantire un livello tale da compensare i lati positivi di questi nuovi strumenti, con i compromessi da dover accettare. Va ricordato infine che, nonostante aiutino a comunicare in modo più immediato, la vita reale non va scritta su una tastiera ma va vissuta all’esterno, fuori da qualsiasi tipo di protezione la nostra immaginazione ed i nostri social ci possano offrire.